Foibe, diciamola tutta! – intervento della storica Alessandra Kersevan

Interviene Alessandra Kersevan
Introduce Basilio del CasoS – Progetto di comunicazione storica url
Giovedì 16 maggio, ore 16,30
Facoltà di Scienze Politiche
Strada Maggiore 45, Bologna

Con questo secondo appuntamento il Collettivo Autorganizzato Volya intende presentare uno specifico uso mitologico di un fatto storico. Considerando infatti l’organizzazione jesiana del senso mitico in mano alle destre, il caso foibe offre un paradigmatico modello retorico e istituzionalizzato di uso della storia e manipolazione del mito. Grimaldello commemorativo e dispositivo-breccia per l’estenuante ricerca di consenso e parificazione valoriale, lo stereotipo del buon italiano senza colpe riproduce nel contesto peninsulare un fenomeno quantomeno efficace. Capace di produrre piccoli raid squadristi, fino alla becera convivenza fra neofascismo, istituzioni e media: è il caso veneto, è il caso di Verona. Difatti il collettivo studiareconlentezza invitando la storica Kersevan ha subito (dal 12 febbraio di quest’anno) un triplice attacco fatto di aggressioni fisiche, condanne e infamie politico-mediatiche: dipinti come “negazionisti” (e qui il detournamento rivela tutta la miseria della cultura di destra) le compagne e i compagni hanno trovato di fronte a loro un intero plotone di manganelli e insulti seguito dallo sgombero dell’aula autogestita. Una storia ai limiti del reale che qui e in ogni dove non dovrà mai più presentarsi.

Qui sotto il comunicato del collettivo studiareconlentezza per l’iniziativa con Alessandra Kersevan, purtroppo interrotta dall’attacco squadrista ai danni delle studentesse e degli studenti.

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Non è semplice affrontare la questione delle Foibe: stereotipi consolidati1 ed interessi politici contingenti invadono il terreno della ricerca storica. Negli ultimi anni in Italia si è sollevato un acceso dibattito pubblico attorno alla costruzione di una verità ufficiale che ha dato il via ad un walzer di commemorazioni, monumenti, lapidi, intitolazioni di strade. Grazie al contributo di Alessandra Kersevan, attraverso un esercizio di rigorosa contestualizzazione storica2, ci proponiamo di individuare e discutere quelli che appaiono elementi di mistificazione, falsificazione e propaganda3.

Quali sono i dati più realistici relativi al numero degli infoibati? Perchè dalle diverse ricerche emergono numeri tanto discordanti? E’ possibile parlare di “pulizia etnica” nei confronti della popolazione italiana? Che ruolo hanno giocato le politiche del fascismo in quei territori? Quali sono le effettive responsabilità dei partigiani comunisti di Tito? Queste alcune delle domande su cui ci confronteremo.
Siete tutte e tutti invitati a partecipare.
Alessandra Kersevan è una storica, insegnante ed editrice italiana, specializzata in storia e cultura del Friuli-Venezia Giulia e del confine orientale tra le due guerre. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo “Un campo di concentramento fascista: Gonars 1942-1932” (Kappa Vu 2010) e “Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943″ (Nutrimenti 2008).

1 Il sempreverde mito degli “italiani brava gente” poggiante su un sistematico lavoro di rimozione, viene qui utilizzato in chiave vittimistica, operando una decontestualizzazione dei fatti in funzione di un costante tentativo di rivalutazione del fascismo. Interessanti in questo senso le recenti dichiarazioni di Silvio Berlusconi secondo cui “Il fatto delle leggi razziali è stata la peggiore colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi invece aveva fatto bene”.

2 A tal proposito suggeriamo la visione di “Fascist Legacy – L’eredità del fascismo”, documentario incentrato sui crimini di guerra commessi dagli italiani durante l’invasione dell’Etiopia e del Regno di Jugoslavia. La sezione che esamina l’occupazione della Jugoslavia cita oltre 200 campi di prigionia italiani sparsi nei Balcani, in cui morirono 250.000 internati (600.000 secondo il governo jugoslavo), e si sofferma sulle testimonianze relative al campo di concentramento di Arbe (Rab in lingua serbo-croata) e le atrocità commesse nel villaggio croato di Podhum, presso Fiume. “So che a casa vostra siete dei buoni padri di famiglia, ma qui voi non sarete mai abbastanza ladri, assassini e stupratori” Benito Mussolini ai soldati della Seconda Armata in Dalmazia, 1943.

3 Cfr. sul sito del CasoS: Riscrivere la memoria: foibe, media e revisionismo storico
Un esempio: i carnefici italiani trasformati in vittime dalla Rai

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