Piazza, bella piazza…

Sugli ultimi eventi di Piazza Verdi

La crisi del sistema capitalista, a differenza di quello che i vari politici dicevano e dicono, peggiora sempre più e questo comporta l’escalation della violenza statale a danno di quelle realtà che resistono e cercano di creare socialità alternative. Le vicende di Milano (Libreria Ex-Cuem e Spazio Zam), di Napoli (l’attacco in piazza del Plebiscito a studenti e lavoratori e poi lo sgombro al Lido Pola di Bagnoli), di Palermo (i colpi di pistola sparati in aria dai carabinieri per “allontanare” gli operai della ex-Pip) sono alcuni effetti tangibili. A questa, si aggiunge anche la crisi dei partiti e del sistema rappresentativo, resa lampante dall’astensionismo e dalla formazione dell’ultimo Governo (PD+PdL).
A questa crisi le varie istituzioni non sanno fare altro che rispondere col manganello e la militarizzazione, ignorando consapevolmente la miseria sociale che continua a mietere vittime; non possono e non vogliono trovare delle soluzioni, poiché le uniche soluzioni sono al di fuori del loro sistema.
Compagni e compagne che vissero le agitazioni e le lotte degli anni ’70 ci insegnano che le piazze, i luoghi di aggregazione, erano vissuti come una grande officina dove, attraverso il continuo confronto collettivo, nascevano idee e lotte reali.
Nei giorni scorso, Piazza Verdi è stata attaccata in quanto spazio pubblico attraversato da centinaia di studenti e studentesse. L’attacco all’assemblea con le lavoratrici della Sodexo è stato un chiaro segnale di ciò che il Comune teme più di tutto: una socialità “incontrollata” proprio perché demercificata, libera, autonoma. Questo spaventa chi ha il potere in tempi di crisi: la libera associazione, il confronto. Chi ha creato questa crisi con politiche ultra-liberiste sa che quando le problematiche individuali si incontrano e si saldano in una prospettiva di emancipazione collettiva, possono immediatamente sovvertire l’esistente e costruire relazioni sociali nuove, libere, orizzontali, decommodificate.
Ecco perché siamo solidali con chi è stato colpito dalla repressione di regime per essersi, come chiunque era presente, giustamente opposto a un divieto liberticida, circondando e cacciando le forze del (dis)ordine dalla piazza.
Ecco perché il 4 giugno percorriamo le strade di Bologna per affermare che quella di Piazza Verdi non è una questione di “ordine pubblico”, che riguarda solo la polizia e alcuni studenti, ma è invece una questione di “spazio pubblico” libero e liberato che interessa tutta la città; noi saremo in piazza per ribadire la nostra idea di una piazza/spazio-pubblico plurale, solidale, autogestita.

Collettivo Autorganizzato Volya

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