Non ci rappresenta nessuno

Il Collettivo Autorganizzato Volya è un progetto politico nascente fatto di studenti e studentesse, precari e precarie.
Siamo coscienti che il sistema dell’istruzione  è modellato e imperniato sulla mercificazione del sapere che ci costringe a vivere l’università come un esamificio, sotto il motto: “Studio, esami, crediti”.
Questo alienante modello di trasmissione della conoscenza è incastonato tra innumerevoli esami e la continua preoccupazione del raggiungimento dei crediti formativi (CFU) minimo per aver accesso a quei diritti che dovrebbero essere, di fatto, già nostri.
La casa, la mensa, i trasporti, ecc. per questo sistema non sono nostri diritti, ma qualcosa da pagare: ecco che metà della nostra, tanto faticata, borsa di studio serve a pagare il posto letto che “hanno messo a nostra disposizione”; ecco che siamo costretti a lavorare, spesso e volentieri a nero, per mantenerci gli studi.
Qui a Bologna, città con il più antico ateneo del mondo, la soddisfazione di queste necessità di base non è concessa. L’impatto con la privata azienda per il diritto allo studio, la Er.Go, è subito traumatico: i ragazzi e le ragazze devono districarsi tra gli innumerevoli ostacoli burocratici, aspettare con impazienza l’alloggio e la borsa di studio ad anno accademico già in corso, costretti ad usare una casella mail o un call center (sempre irraggiungibile) per avere qualsiasi informazione. L’Er.Go non ha uno sportello per il pubblico e la minima svista è punita severamente.
Se l’azienda non ci accetta, ci sono i grandi e piccoli speculatori e proprietari di case che vivono sul nostro sudore e sangue.
In quel poco tempo libero concessoci possiamo andare a bere in piazza Verdi, dove comunque siamo controllati da pattuglie di vigili urbani e squadre di celerini della polizia.
Attenti a suonare qualsiasi strumento: sono 400,00 € di multa!
Abbiamo preso coscienza che all’università, così come nella scuola, in fabbrica od in ufficio, viviamo quotidianamente l’oppressione del sistema capitalistico basato sulla divisione in classi sociali, dove chi ha i soldi può e chi non ha non può.
Non siamo più disposti ad accettare questo stato di cose.
A questo stato di cose, vogliamo opporre la coscienza dei diritti che sono beni comuni: il diritto alla casa, alla mensa e tutti quelli che compongono il diritto allo studio.
A questi soprusi, noi opponiamo pratiche di autorganizzazione e la lotta dal basso per riappropriarci delle nostre vite, per l’abbattimento dell’odierno sistema sociale diviso in classi e la creazione di una società di liberi ed eguali, basata sulla solidarietà e sulla giustizia sociale.

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